domenica 30 dicembre 2012

Pecore e Gin.



Musica. Parole. Fumo. Si riempiono bicchieri di ghiaccio e si svuotano teste da ogni pensiero. Una spruzzata di alcool a giustificare il tutto. E io bevo un altro sorso, guardando dall’alto un branco di pecore che scalpitano quando il pastore cambia il suo disco. Moquette rossa e pacche sulle spalle di amici provvisori. Mi stai simpatico, ma solo per stasera. – Ciao, tu sei l’amica di…? – E i miei occhi cadono su quella V generosa, lì vicino al cuore. Ma non era il cuore che cercavo.



Il ritmo si alza, i freni si mollano. Guardo gli stronzi che si mettono davanti a me, tutti in posa. Flash. Risate. Domani avremo qualche foto di questa serata di merda. I Tacchi alti tengono in piedi le speranze mentre i miei amici fanno a gara a chi balla con le gambe più lunghe.

E le mani si alternano tra capelli, sigarette e bicchieri gelati. Tutti con la faccia da uomini vissuti a reggere la parte che ci siamo preparati.



Le pupille dilatate palleggiano la sala e decido di muovermi anch’io. Voglio nuotare nel recinto di pecore per vedere se riesco a tosarne qualcuna. Sorrisi fumosi e parole urlate contro timpani sfondati. Il pastore ci ordina di alzare le mani al cielo, ma sopra di noi c’è solo un lurido soffitto. – Vai da lei – E così mi ritrovo a girare intorno al suo lucidalabbra che sa di pesca. E mi muovo, e ti muovo. Sono la pecora più bella di tutte. E già costruisco storie, quando la vedo allontanarsi con le sue amiche. Il fumo la inghiotte, e per un attimo quasi mi mancherà.



Le labbra si seccano, le speranze si seccano, le pecore si seccano.

Steso su divanetti macchiati di negroni sbagliati guardo il fondo di quel bicchiere e mi sento solo. Giro e rigiro il ghiaccio. Mastico ciò che resta di quello schifo. Le luci si accendono. Buonanotte.

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