Tentano di entrare. Ci provano schietti e fieri. Sono in
tanti, moltissimi. Hanno un gran da fare e le spalle coperte, loro. Sanno di
potercela fare. E forse ce la fanno ad entrare, forse. Scappiamo, ci
rintaniamo, al buio caldo, comodo, che mal di schiena è aria vecchia. Entreranno
qua dentro, ce la faranno, sono bravi, sono tutti girati verso di noi, sono
sputi, di sentenze. Loro non ce l'hanno fatta. È una ghiaccia insoddisfazione. Vogliono
condividerla. Sono cristalli di ghiaccio, sono arrivati. Pettirossini intorpiditi al centro della strada. Il petto rosso d'amore è grigio, stolza a scatti esautorato
di voglia. Un petto troppo grande per la capocchia di spillo, grigia anch'essa,
il comandante, le testa, il capo, di cosa? Non c'è più voglia, perché ce n'è
troppa, è possibile tutto ciò? Eppure c'è? Oppure no? Spiragli. Sono arrivati,
arrivano sempre, gelati cristalli. Stordito in mezzo alla strada mi trovo. Ho
lasciato aperte troppe cose.
< è morto quel pettirossino! >
< è morto? >
< Si. > Avvilita la mamma.
Melanconia, con quella languidezza di stomaco che ha un
sapore. Non è buono ma è un sapore. Melanconia. Ci fumo la pipa, nel passato, cioè ieri ce l'ho fumata sopra, però è
diverso, cioè è ieri ma ce la fumo. Sopra, che saporaccio. Sopra a quell'altro.
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