martedì 25 dicembre 2012

Ah giusto oggi è Natale.




La signora A. è seduta dritta davanti a me, cioè non proprio frontalmente, leggermente alla mia sinistra. Non ci sopportiamo, o meglio credo lei non mi sopporti e io non sopporto lei, difatti non ci parliamo.
Ma la signora A. oggi è vicina e che lo voglia o no devo sentirla parlare.

Voglio fare un excursus.
Avete presente quando avete dormito poco, o siete tesi come corde sottilissime e cavalcate i pensieri uno sull’altro, pensiero dopo pensiero dopo pensiero.
Beh nel frattempo la realtà continua e la stiamo perdendo, non si può staccare il cervello nel bel mezzo di un pranzo con tanto di parenti.

La signora A. oggi è vicina, ma non mi riserva sorprese.
Mi fissa, ma quando non la guardo, con il suo maledetto fare di vecchia, mi scruta, mi osserva.
Sento le sue rughe muovere l’aria a sbuffetti per volgere lo sguardo meschino verso di me.
Lei non lo sa signora, ma il mio occhio sottile mi consente di vederti con la coda.

“Ai miei tempi i ragazzi si pettinavano sempre con i capelli all’indietro. Oggi guardali tutti con i capelli in avanti”.

Ma da quale remoto luogo dell’universo proviene questa creatura con il viso allungato e la pelle di tacchino, grinzosa. Ai lobi penzolano orecchini che più li guardo e più mi convinco essere scarabei, catramici insetti seccati nel bitume.

E il suo respiro, dio mio!
Così pesante, sofferto. Rifletto, rifletto.

La signora A. che è seduta vicino a me, che non mastica, ma deglutisce, che non pensa, ma sputa sputa sputa.

Io ti odio signora A.
Ma ah giusto, oggi è Natale!

Oggi devo accarezzare i gatti, sorridere almeno, alle battute che non capisco, fare i complimenti per l’Armagnac che sa di legno e augurare a tutti le migliori felicità.

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