lunedì 24 dicembre 2012

È meglio non avercelo un cuore.




Gocce di pioggia sul parabrezza. Gocce di sudore su di noi. Spazio angusto fatto di baci e carezze, di respiri pesanti e pelle nuda. È un sabato notte. Un sabato notte di quelli primaverili, con la luna piena in cielo e cocktail improbabili sullo stomaco. Ci mescoliamo nel buio, facendo finta che in qualche modo ci importi qualcosa l’uno dell’altro. Simuliamo emozioni, orgasmi, parole, relazioni. Ci mentiamo a vicenda e ce lo facciamo bastare.
Qual è la differenza? Cosa distingue due amanti da due anime sole?

Avrei potuto innamorarmi. Avrei voluto innamorarmi di te, a dire il vero. Invece siamo qui, a muoverci ritmicamente e a guardarci negli occhi vuoti. Iridi nere inespressive. È un modo di tenersi compagnia alla fine, è quasi uno sport ormai. Io ti piaccio, tu mi piaci. Scopiamo. Scambiamo liquidi biologici di ogni natura. Esploriamo mucose altrui. Saltiamo tutti i passaggi complicati. Perché devo mangiare la buccia quando posso avere la polpa? Non mi importa più se prima parliamo del tempo, del più e del meno, del tuo gatto di merda o di cosa abbiamo mangiato a pranzo. L’importante è che poi scopiamo.

Ci graffiamo, ci mordiamo. Spremiamo il succo da un frutto già stantio. L’unico che festeggia qui è l’ego. Quando vedo quelle gambe argentate illuminate dalla luna. Le sue labbra carnose nella penombra che mi sorridono. Sogni viziosi su quella schiena nuda e quel culo. 
Dio mio quel culo.

È una lotta tra anime sole, a chi riesce a prendersi il meglio. Qui nessuno corre in coppia, qui nessuno gioca in squadra. Solo respiri bestiali e artigli mentre mi arrampico con le labbra fino alle sue spalle. Cerco il piacere in fondo a quei fianchi, finchè non lo trovo.
Restano sono solo sedili macchiati dei nostri peccati. E solitudine.
Ogni anno più di 40 persone si gettano giù dai ponti o sotto i treni in questa città. La maggior parte di esse lo fa per il cuore spezzato. Dopotutto è meglio non avercelo un cuore.



Nessun commento:

Posta un commento