Oltre la siepe dei corpi
avvinghiati come radici umide,
i tuoi occhi.
Oltre cespugli di carne malata,
le mani veloci e le lingue,
i tuoi occhi.
Cadono sorrisi come stelle fredde che non mi colpiscono,
la scia gelida lasciata dietro è la mia riserva d’aria.
Si scrive meglio d’inverno infatti
quando non si trova il sole e il buio aiuta a cercare le cose che
non si vedono.
L’estate languisce il cervello a bagnomaria
nel sudore di pochi pensieri.
Ma oltre i pensieri
i tuoi occhi
ma oltre la morte
i tuoi occhi.
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